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Lavoro venerdì 21 novembre 2014 ore 07:10

Lavanderie, il 40% è a gettone

Cna di area vasta chiede controlli più severi contro la concorrenza sleale delle attività che non rispettano le regole



MASSA — Gli stessi servizi. Ma senza sottostare a regole e normative molto severe in materia di salute, sicurezza e ambiente. Per questo, secondo Cna, quella delle lavanderie self service è concorrenza sleale a quelle tradizionali. 

Cna di area vasta chiede, per questo, controlli a tappeto sulle lavanderie a gettone. Secondo Cna tra Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno un'impresa su tre di lavanderia è self-service

La percentuale più alta è a Massa Carrara dove il 41% di lavanderie è a gettone, seguita da Lucca (34%), Livorno (33%) e Pisa (30%). E non ci sarebbe nulla di male se le lavanderie fai-da-te rispettassero le regole di una legge regionale chiara che mette tutto nero su bianco. Nel frattempo le lavanderie tradizionali chiudono anche a causa di questo fenomeno che ha ridotto fino al 50% nell'ultimo anno il fatturato del settore. 

"I self-service - spiega Cna - non rispettano le regole del gioco e danneggiano le imprese tradizionali. Pretendiamo controlli e l'applicazione eventuale delle sanzioni previste dalla legge, che possono variare da un minimo di 1.500 euro a un massimo di 5mila euro fino alla chiusura dell'attività".

Quando all'interno delle lavanderie a gettone è presente personale che offre i servizi tipici delle lavanderie tradizionali come la consegna dei capi a domicilio, stireria e smacchiatura, si tratta di concorrenza sleale. 

Oltre al puntuale rispetto delle norme in materia sanitaria, al quale tutte le tinto lavanderie sono chiamate, per le lavanderie self-service vale l'obbligo di non fornire al cliente servizi diversi dalla mera possibilità di provvedere autonomamente al lavaggio e di non prevedere la presenza di personale chiamato a offrire prestazioni vietate per la tipologia d'impresa. 

"In pratica - prosegue Cna - chi usufruisce delle lavanderie a gettone dovrebbe fare tutto da solo. Ma spesso non accade così: all'interno c'è sempre il titolare o il personale che si sostituiscono nel lavaggio. In molti casi il cliente porta il bucato, lo affida a personale interno e ritorna a prenderlo dopo qualche ora. Da qui la nuova richiesta ai Comuni di prendere posizione per tutelare imprese e famiglie che rispettano le regole. Non è una crociata contro i self-service, ma contro i self-service che non rispettano le regole e fanno della concorrenza sleale un'abitudine".


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