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Attualità giovedì 30 maggio 2019 ore 08:00

Acqua dei pozzi inquinata, vietato l'uso

Dopo gli esiti degli esami di Arpat con una ordinanza i sindaci di Massa e Carrara hanno vietato l'uso dell'acqua in un'area di 16 chilometri quadrati



MASSA CARRARA — Trent'anni dopo lo scoppio della Farmoplant e la fine del polo chimico apuano, l’acqua dei pozzi artesiani che si trovano in un’area di 16 chilometri quadrati compresa tra Massa e Carrara, a valle dell’Aurelia fino al mare, non si può usare. Vietato l’uso domestico, irriguo, agricolo e igienico sanitario.

A ribadirlo due ordinanze dei comuni di Massa e di Carrara assunte dopo le analisi di Arpat (vedi qui sotto articoli correlati) e i primi dati raccolti da Sogesid, il soggetto ministeriale attuatore dell’indagine sulla caratterizzazione della falda apuana scaturita dall’Accordo di Programma 2016 per la bonifica delle aree Sin e Sir della provincia.

I dati mettono nero su bianco un situazione ambientale nota andando a confermare "un livello di inquinamento complesso, diffuso a macchia di leopardo e non uniforme sul territorio".

I Comuni di Massa e Carrara, a tutela della salute pubblica, coordinati da un'unica cabina di regia della Regione Toscana, hanno deciso di rivedere e unificare in un unico, nuovo provvedimento, le ordinanze già vigenti nei territori di competenza. L’azienda Usl Toscana Nord Ovest ha condiviso da subito questa linea così pure Regione Toscana e Arpat.

In una conferenza stampa congiunta, alla presenza dell’assessore regionale Federica Frantoni, i sindaci di Massa Francesco Persiani e di Carrara Francesco De Pasquale, con il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti e i tecnici di Asl, Arpat, Sogesid, hanno tracciato anche il perimetro delle zone interessate al divieto.

In territorio massese, i pozzi vietati rientrano in un’area che si estende tra il Lavello, la linea di costa, via Bondano, via Massa Avenza, via delle Marinelle , via Aurelia cui si aggiungono due zone più circoscritte: una a monte dell’autostrada in zona industriale, l’altra equivalente al terreno della discarica di Codupino. Le nuove ordinanze ricalcano quelle che si sono succedute negli anni, dal 1981 ad oggi.

Nel territorio di Carrara non si potrà utilizzare l'acqua dei pozzi in queste aree: a nord linea formata da Via Frassina dal confine con il Comune di Massa, fosso Belvedere, Via Belvedere, Via Provinciale Nazzano Avenza, Via Giovanni Amendola, Via Aurelia fino a Torrente Carrione. A Est linea formata dal confine del Comune di Carrara con il Comune di Massa, partendo dalla Via Aurelia fino al mare.
A Sud linea di costa fra fosso Lavello e Torrente Carrione. A Ovest linea formata dal Torrente Carrione dall’incrocio con Via Aurelia fino alla linea della ferrovia, proseguendo lungo Via Provinciale Carrara Avenza e Via Farini fino all’incrocio con Via Giovan De Rossi, proseguendo fino a Viale Zaccagna, Via Pucciarelli, Torrente Carrione fino alla foce.

L'ordinanza sarà spiegata nel coso di un incontro pubblico che si terrà in sala consiliare lunedì 3 giugno.

Si dice molto preoccupata per la situazione veleni nella falda Massa Carrara l'associazione dei consumatori Adoc Alta Toscana: "Siamo consapevoli che la nostra zona sia stata, e sia tuttora, una zona contaminata. Ma i livelli di veleni attualmente accertati nella falda sono bel al di sopra di quanto potessimo immaginare", ha affermato Mauro Bartolini, presidente dell'associazione.

"Con gli anni - continua Mauro Bartolini - i veleni si sono diffusi anche a valle, verso il mare e nelle zone intorno, nelle aree agricole e residenziali dove ci sono pozzi che magari i cittadini hanno utilizzato per riempire delle piscine o irrigare i campi".

Per Confindustria bisogna salvaguardare le aziende. "Non sarebbe giusto che chi ha inquinato non paghi e invece chi ha subito l'inquinamento debba pagare, dopo i danni ambientali e di salute, anche eventuali ripercussioni economiche", ha affermato il presidente degli industriali di Massa Carrara Erich Lucchetti. "Per questo chiediamo - sottolinea Lucchetti - che chi ha inquinato si assuma i costi delle bonifiche, e che le ordinanze dei sindaci non tocchino l'uso industriale dell'acqua".


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